Roma, 14 settembre 2023 – Vittoria per una consumatrice romana, associata di Confconsumatori, che era stata derubata della borsetta che si trovava nella sua auto. L’Arbitro Bancario Finanziario (Abf) ha riconosciuto alla donna il diritto a un rimborso di 1.500, da parte della banca, pari all’importo di due operazioni disconosciute, effettuate dopo il furto avvenuto con destrezza.
DISTRATTA CON L’INGANNO
A luglio 2022, intorno alle 9 del mattino, la donna – accendendo la sua autovettura parcheggiata – aveva sentito un grosso tonfo all’altezza della ruota. Quando era scesa dall’auto per verificare l’accaduto, uno dei malviventi l’aveva distratta, facendole perdere di vista per un attimo il veicolo. Rientrata in macchina, si era subito resa conto che la sua borsetta era stata rubata.
Pochi minuti dopo il furto, appena alle 9.15, i ladri avevano effettuato dei prelievi fraudolenti con la carta di pagamento della donna per un totale di 1.500 euro. Assistita da Confconsumatori, l’associata ha prima chiesto il rimborso all’intermediario, ricevendo però risposta negativa. Visto l’insuccesso del reclamo, ha infine promosso una procedura davanti all’Abf.
LA DECISIONE DELL’ABF
L’intermediario ha affermato che le operazioni erano state effettuate correttamente, senza che emergesse alcuna anomalia, e autenticate tramite il microchip della carta e la corretta digitazione del PIN senza errori, attribuendo quindi “la colpa grave” della nostra associata per custodia congiunta di carta e credenziali di accesso. L’Arbitro, però, ha escluso la colpa grave, riconoscendo il diritto al rimborso: si trattava infatti di un caso di “furto con destrezza”, compiuto tramite l’artificio dell’“urto del veicolo”. I ladri hanno impiegato modalità che appaiono aggressive e funzionali a ottenere una reazione d’istinto, lasciando la borsa incustodita nella vettura.
«L’Arbitro Bancario e Finanziario – ha dichiarato l’avvocato Barbara d’Agostino, presidente Confconsumatori Lazio – ha riconosciuto un principio fondamentale e precisamente la totale assenza di colpa quando si è vittima di furto, considerando che in questi casi la custodia congiunta non costituisce di per sé colpa, e ha oltretutto riconosciuto in modo chiaro che la soglia di diligenza richiesta viene ridimensionata e parametrata al contesto, come nel caso specifico, in quanto il furto è avvenuto con modalità particolarmente aggressive, tanto da escludere altresì la colpa grave nella parte relativa al blocco dello strumento di pagamento e alla sua asserita tardività, considerato che la ricorrente è stata privata anche del telefono cellulare, che le avrebbe consentito nell’immediato di contattare gli operatori dell’intermediario resistente per bloccare la carta di pagamento condannando quindi la banca al rimborso delle somme illegittimamente sottratte dal conto corrente».
I consumatori che necessitano di assistenza possono rivolgersi a Confconsumatori tramite le sedi territoriali all’interno della sezione Dove siamo.