Dati eccedenti, informazioni a metà e moduli poco chiari per aderire ai programmi di fidelizzazione. L’intervento del Garante
Troppi i dati richiesti ai clienti per la sottoscrizione delle “carte fedeltà”: è quanto ha riferito il Garante della privacy, in seguito a dei controlli effettuati per verificare la corretta applicazione della normativa in materia di protezione dei dati personali.
Il business delle “carte fedeltà” è ormai dilagante e consiste nell’aderire a dei programmi di fidelizzazione per ottenere vantaggi di varia natura: diventando possessori di una fidelity card, si può beneficiare di sconti per l’acquisto di prodotti, o accumulare punti (di regola maggiore è il volume di spesa complessivo realizzato, maggiore è il numero di punti accreditato) per ottenere premi, bonus o facilitazioni di pagamento.
Il rilascio delle carte e la loro utilizzazione comportano un trattamento di dati personali dei clienti e, a volte, dei loro familiari. Il quadro emerso dagli accertamenti, fatti su scala nazionale dal Garante, rileva però che 4 aziende su 5 compiono irregolarità: non solo sono troppi i dati raccolti, ma risultano anche moduli poco chiari, informazioni incomplete, impossibilità per il consumatore di esprimere liberamente il proprio consenso per il trattamento.
Per tutelare i consumatori che aderiscono ai programmi di fidelizzazione, l’Autorità è dunque intervenuta vietando alle società responsabili l’uso illecito dei dati e ordinando, piuttosto, la cancellazione o l’anonimato di quelli “eccedenti”. Informazioni quali il titolo di studio, l’e-mail, la professione o il numero di componenti del nucleo familiare, infatti, non sono ritenute pertinenti per l’attribuzione di sconti, bonus, premi o altre facilitazioni, riservate ai possessori di fidelity card.
Inoltre, spesso l’informativa al cliente sulla raccolta e l’uso dei suoi dati non è fornita in modo chiaro e facilmente individuabile, come invece dovrebbe, secondo quanto previsto da un provvedimento adottato nel 2005, in base al quale, infatti, il primo obbligo per chi rilascia una “carte fedeltà” consiste nell’informare chiaramente il cliente sull’uso che verrà fatto dei suoi dati.
Le aziende che hanno operato colpevolmente dovranno quindi riformulare l’informativa, sia cartacea sia on-line, specificando, in particolare, quali dati debbano essere indicati al momento dell’adesione al progetto e quali siano invece facoltativi.
Per assicurare una maggiore libertà di scelta al consumatore, devono essere messi al bando, inoltre, quei moduli con i quali, grazie ad un’unica firma si sottoscrive la carta fedeltà e si concede anche il consenso per l’utilizzo dei propri dati ai fini di marketing.
L’Unione Nazionale Consumatori si farà promotrice, nelle prossime settimane, di una campagna informativa, proprio per spiegare ai cittadini cosa si nasconde dietro le carte fedeltà e quel che il consumatore “paga” nel momento in cui è indotto ad aderire a promozioni che la pubblicità vorrebbe farci credere come gratuite e vantaggiose.