Non c’è cosa più facile, oggi, di attivare un contratto: basta un telefono, un fax, una firma o, addirittura, un semplice click sul mouse o sullo smartphone, più o meno consapevole. Quando, però, si tratta di chiudere il contratto cominciano i dubbi, i problemi e talvolta le resistenze: è giusto pagare penali? A chi mi devo rivolgere? Come faccio a evitare disservizi? E’ corretto che mi facciano aspettare così tanto? Se abbiamo deciso di inviare la disdetta di un contratto, può essere utile consultare prima un’associazione dei consumatori che potrà dare consigli utili sulla base della propria esperienza. Eccone alcuni.

Innanzitutto dobbiamo distinguere tra diversi tipi della cosiddetta “disdetta”:

  1. Il recesso: il consumatore-utente esercita il proprio diritto potestativo di sciogliersi dal vincolo contrattuale;
  2. La disdetta: il consumatore blocca il rinnovo automatico di un contratto che preveda tale rinnovo a scadenze prestabilite;
  3. La revoca: il consumatore estingue un contratto stipulato nel suo prevalente interesse.

Un primo consiglio è quello di conservare sempre il contratto sottoscritto per poterlo consultare al fine di verificare: se abbiamo delle limitazioni temporali, a quale indirizzo inviare la comunicazione, se sono previsti pagamenti e/o restituzioni di eventuali apparati.

La ricetta per una lettera di disdetta efficace

Se sei scontento del tuo contratto e hai deciso di interromperlo ci sono 5 regole di base che vanno sempre rispettate, indipendentemente dalla tipologia di disdetta e dall’interlocutore:

  1. FAI IN MODO DI AVERE UNA PROVA INCONTESTABILE DELL’INVIO EFFETTUATO: gli strumenti ideali da utilizzare per comunicazioni di disdetta sono la raccomandata con avviso di ricevimento o la PEC (se anche il destinatario dispone di Pec). «Si consiglia l’utilizzo della raccomandata in ogni caso, – suggeriscono gli esperti di Confconsumatori – cioè anche se sul contratto viene indicato solamente un fax o una e-mail. In casi particolarmente delicati si può anche ricorrere alla raccomandata senza busta, in modo tale che non possa essere contestato l’invio di una busta senza all’interno alcun documento». Conserva sempre una copia della comunicazione inviata perché potrebbe essere utile in caso di contestazione.
  2. SCEGLI L’INTERLOCUTORE GIUSTO: bisogna appurare con attenzione a quale indirizzo (fisico o telematico) è corretto indirizzare la disdetta. I contratti, infatti, potrebbero prevedere una particolare “domiciliazione” per le disdette e i recessi, che non sempre coincide con quella dell’Ufficio reclami o con il canale di comunicazione abituale. «La scelta dell’indirizzo – confermano gli esperti di Confconsumatori – è un aspetto spesso trascurato dai consumatori, con conseguente inefficacia del recesso e grave perdita di tempo».
  3. FACILITA IL LAVORO A CHI RICEVE LA TUA LETTERA: nella richiesta di disdetta non devono mai mancare i dati dell’intestatario (codice fiscale, indirizzo e recapiti, carta d’identità allegata) e gli estremi del contratto (codici, numeri di registrazione, tipologia del contratto, ecc.). «È sempre bene rendere immediatamente identificabili l’utente che effettua la richiesta e il contratto interessato – spiegano gli esperti di Confconsumatori – una disdetta generica, infatti, potrebbe non sortire gli effetti sperati. Ricordiamo che è sempre l’intestatario del contratto (cioè chi lo ha firmato) a dover agire, pertanto si dovrà identificare con i propri dati e codice fiscale. È importante anche datare la lettera, anche se, in ogni caso, fa fede il timbro postale».
  4. SCRIVI SOLO CIÒ CHE SERVE: La lettera di disdetta/recesso non deve per forza contenere le motivazioni della decisione, salvo nell’ipotesi in cui si receda per “giusta causa” ossia per inadempimento della controparte e che il disservizio sia stato reclamato (sempre in forma scritta) in precedenza senza sortire alcun effetto.
  5. OCCHIO AL CALENDARIO: il preavviso richiesto dall’operatore non può, per legge, essere superiore a 30 giorni, è consigliabile, comunque, dare un ampio preavviso.

Telefono, internet e pay tv: come fare disdetta

Se sei stanco del tuo abbonamento telefonico o ti sei accorto che con il tuo contratto di internet spendi troppo oppure vuoi abbandonare la pay tv, puoi esercitare il diritto di recesso con una lettera di disdetta, in ogni momento, pur tenendo presenti tre aspetti fondamentali:

  1. CONTROLLA LA SCADENZA DELL’OFFERTA: normalmente i contratti nel settore delle telecomunicazioni prevedono vantaggi che sono, però, legati alla durata del contratto. Se la disdetta avviene prima della naturale scadenza contrattuale, i vantaggi sottoscritti decadranno automaticamente, pertanto potrebbe esserne richiesta la restituzione (penale). «Ad esempio – spiegano gli esperti – se il consumatore ha firmato un contratto senza costi di attivazione per una durata di 24 mesi ma invia una disdetta prima della scadenza dei due anni si troverà addebitati i costi di attivazione e con ogni probabilità anche i costi di dismissione»,
  2. METTI IN CONTO I COSTI DI ATTIVAZIONE: anche se ormai da anni sono state abolite le penali per il passaggio da un operatore all’altro (con l’esclusione del recesso anticipato da abbonamento – vedi sopra) non si possono purtroppo evitare i costi di disattivazione che sono previsti anche dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Si tratta delle spese di dismissione che il gestore deve affrontare per il distacco della linea o la migrazione. «Normalmente per un contratto Voce e Internet i costi di disattivazione vanno da un minimo di 40 euro a un massimo di 150 – spiegano gli esperti – ma possono variare a seconda dei contratti e dei servizi scelti». Per avere un’idea dei costi di disattivazione è bene consultare il proprio contratto, se è disponibile (altrimenti si può richiedere la copia al gestore) oppure i siti degli operatori, indicizzati anche dall’Autorità nell’area Prospetti informativi su offerte e condizioni economiche (purtroppo i costi di disattivazione risultano in molti casi non disponibili sui siti). In caso di difformità tra i costi dichiarati e addebitati si può  segnalare all’Autorità e promuovere un tentativo di conciliazione.
  3. SCEGLI COSA FARE DEL TUO NUMERO: in caso il contratto riguardi servizi di telefonia, specifica da subito come vuoi che si proceda con numero telefonico: è possibile richiedere la chiusura dell’utenza con perdita del numero collegato, oppure chiedere la migrazione, ovvero il mantenimento dello stesso numero presso il nuovo operatore. Non va dimenticata, in allegato alla richiesta, la copia di un documento di identità valido. «Generalmente, – consigliano gli esperti di Confconsumatori – la migrazione va richiesta al nuovo operatore che provvederà ad espletare tutte le procedure necessarie al passaggio di utenza; ma nel settore telefonico è consigliabile inviare una disdetta scritta per raccomandata anche al vecchio gestore, specificando bene tutti i servizi che si intendono migrare ad altro operatore e, quindi, cessare con l’operatore attuale. Infatti, spesso, i nuovi gestori migrano la linea fissa, ma non l’ADSL che rimane attiva con il precedente gestore il quale continua a fatturare».