Parma, 15 luglio 2021 – Nei giorni scorsi, a seguito dell’approvazione della riforma della giustizia, le associazioni dei consumatori che compongono il CNCU (Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti presso il Ministero dello Sviluppo Economico) hanno inviato una lettera ministra della Giustizia Marta Cartabia chiedendo di introdurre una modifica al fine di conservare la possibilità per le associazioni portatrici di interessi collettivi di costituirsi parte civile nei processi penali e, al contempo, di valorizzare le ADR, strumenti alternativi di risoluzione delle controversie. La riforma prevede l’esclusione della società civile dalla tutela legale, un aspetto sul quale diverse associazioni dei consumatori (Codici – Centro per i Diritti del Cittadino, Adiconsum, Altroconsumo, Asso-Consum, Assoutenti, Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi, Casa del Consumatore, Codacons, Confconsumatori, Ctcu Bolzano e Movimento Consumatori), hanno espresso pubblicamente preoccupazione e intendono avviare una campagna di sensibilizzazione.

LA LETTERA ALLA MINISTRA – Tutte le associazioni dei consumatori che siedono nel CNCU hanno sottoscritto la richiesta di modifica della riforma, indirizzata direttamente alla ministra Cartabia.

Ecco un estratto della lettera:

Tra le proposte della Commissione, presieduta dal Prof. Lattanzi, si annovera, all’art. 1bis, anche quella di escludere le associazioni rappresentative degli interessi lesi da reato (a titolo esemplificativo, le associazioni a tutela dell’ambiente, le associazioni contro la violenza sulle donne, le associazioni antimafia, etc.), dalla possibilità di costituirsi parte civile nei processi penali. Ciò significa che anche le associazioni a tutela dei consumatori non potranno più richiedere il risarcimento dei danni in proprio, ma potranno soltanto intervenire nei processi (e con una serie di limitazioni). Tuttavia, dal momento che la proposta si inserisce in una serie di misure volte a ridurre i tempi del processo penale, non è chiaro come le associazioni di tutela degli interessi collettivi possano essere considerate causa delle lungaggini dello stesso. […] Si auspica una modifica della proposta al fine di conservare la possibilità per le associazioni portatrici di interessi collettivi di costituirsi parte civile nei processi penali.

In riferimento alla modifica del processo civile e più in generale sulla necessità degli interventi di riforma sulla giustizia civile, si ritiene importante chiarire l’importanza e la potenzialità nel nostro ordinamento degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie (ADR) e quindi, a titolo esemplificativo, dell’uso della mediazione, della negoziazione, della conciliazione. Gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, in particolare le conciliazioni, sono il più efficace e significativo strumento attraverso il quale le associazioni dei consumatori ogni anno risolvono decine di migliaia di contenziosi tra Utenti/Consumatori ed Imprese fornitrici di beni e servizi, con il duplice risultato di decongestionare il contenzioso giudiziario e non gravare le famiglie di costi che molte volte non sarebbero in grado di sostenere, privandole dell’esercizio di diritti fondamentali nella fruizione di beni e servizi”.

LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE – Alcune tra le associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative hanno sottoscritto l’impegno ad avviare una campagna di sensibilizzazione sul tema del rischio di esclusione della società civile dalla tutela legale.

Le scriventi Associazioni – dichiarano Ivano Giacomelli (Segretario Nazionale di Codici), Danilo Galvagni (Vicepresidente di Adiconsum), Luisa Crisigiovanni (Segretario Generale di Altroconsumo), Ettore Salvatori (Presidente di Asso-Consum), Furio Truzzi (Presidente di Assoutenti), Alessia Stabile (Presidente Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi), Giovanni Ferrari (Presidente di Casa del Consumatore), Marco Ramadori (Presidente di Codacons), Mara Colla (Presidente di Confconsumatori), Gunde Bauhofer (Direttrice di CTCU Bolzano), Alessandro Mostaccio (Segretario Generale di Movimento Consumatori) – sono da sempre impegnate nella tutela dei cittadini, utenti e consumatori, promuovendo iniziative che mirano a salvaguardare i loro diritti. Un’azione che si svolge anche a livello legale, con la partecipazione a processi, anche penali, esprimono la loro preoccupazione per le modifiche previste al DDL Lattanzi che prevede l’esclusione della società civile dalla tutela legale.

Siamo consapevoli che il nodo principale della riforma si muove sul dibattito della prescrizione ma il risultato prodotto dalla Commissione Lattanzi, di cui si discute ormai da settimane, avrebbe conseguenze gravissime per le persone che si rivolgono alle associazioni rappresentative degli interessi collettivi lesi da reato.

Il riferimento specifico è ad un passaggio contenuto nell’Articolo 1-Bis, che di fatto impedisce alle associazioni rappresentative degli interessi collettivi lesi da reato di costituirsi parte civile nei procedimenti penali.

Come la storia recente insegna, non si tratta di un dettaglio, ma di una questione cruciale. Non bisogna sottovalutare, infatti, quello che sta accadendo nei processi criminali. Le persone offese non si costituiscono parte civile perché hanno paura. È un allarme che merita attenzione e la proposta avanzata dalla Commissione Lattanzi va nella direzione sbagliata, perché non rischia di allontanare la società civile dalle aule di giustizia, ma ne impedisce addirittura l’accesso.

Quella che si profila è pertanto una situazione preoccupante. È grazie alle associazioni che la società civile viene rappresentata nei Tribunali ed è chiaro, quindi, che estrometterle dai processi provocherebbe un danno gravissimo alla partecipazione sociale e alla democrazia.

Questa riforma nasce sotto il segno della necessità di accorciare i tempi della giustizia, garantendo finalmente tempi brevi e certi ai cittadini, troppo spesso costretti ad affrontare un lungo ed estenuante iter, come richiesto dall’Europa. Una corsa ad ostacoli dovuta non certamente alla costituzione come parte civile delle associazioni, la cui presenza in aula è anzi sinonimo di tutela dei diritti dei cittadini e spesso di corretto svolgimento del processo, oltre che un contributo prezioso per fare luce sulle vicende oggetto del processo.

È per queste ragioni che abbiamo deciso di promuovere una campagna di sensibilizzazione per impedire che dietro il paravento della necessaria riforma della Giustizia, venga impedito alla società civile di essere partecipe nei processi, a partire da quelli delicatissimi nei confronti della criminalità organizzata.

La giurisprudenza ha già da tempo elaborato i canoni per qualificare e ammettere le associazioni effettivamente impegnate sulla vicenda oggetto di reato, per tale ragione non si comprende la scelta di estrometterle dal processo. Non è certo una soluzione ai problemi del sistema giustizia, anzi è un modo per affossarlo allontanando ancora di più i cittadini.

Tutto ciò premesso e considerato, le Associazioni chiedono la modifica della riforma nell’articolo in cui di fatto viene negata alle associazioni la possibilità di costituirsi parte civile, garantendo invece la possibilità alla società civile di poter continuare a difendere in aula, come fatto finora, i diritti delle persone deboli a partire dai processi che riguardano la criminalità organizzata.