Vittoria telefonia: restituiti 3 mila euro La compagnia le aveva addebitato fatture di una linea sconosciuta. Fallita la conciliazione, vince la causa e ottiene il rimborso e i danni

Parma, 20 novembre 2019 – Una parmigiana aveva chiesto la disdetta della linea fissa, ma l’operatore telefonico non aveva cancellato i suoi dati addebitandole per 10 anni bollette di una utenza sconosciuta per oltre 3 mila euro. La donna si è rivolta a Confconsumatori che l’ha aiutata ad ottenere il rimborso delle somme ingiustamente prelevate, oltre a un risarcimento di 1000 euro per il danno.
La controversia risale al periodo tra marzo 2008 e febbraio 2018, quando la compagnia telefonica aveva addebitato sulla carta di credito della consumatrice l’importo di diverse fatture di una linea fissa sconosciuta e associata a un indirizzo a estraneo in cui lei non aveva mai abitato.
L’associata, nel periodo compreso tra il 1998 ed il 2002, era stata effettivamente cliente dell’operatore telefonico convenuto in giudizio e, in quell’occasione, aveva fornito i propri dati personali e la carta di credito. Dal 2002, però, la signora si era spostata in un’altra città e, di conseguenza, aveva richiesto la disdetta dell’utenza telefonica, ma i suoi dati personali – compresi quelli della carta di credito – non erano stati cancellati dalla società telefonica. Successivamente, a nome e a insaputa della signora, era stata attivata un’utenza nuova e differente, della quale la società telefonica non è stata in grado di produrre il relativo contratto, risultato poi del tutto inesistente.
Dopo avere scoperto gli addebiti non autorizzati per oltre 3.000 euro, l’associata si è rivolta a Confconsumatori per la tutela dei suoi diritti e chiedere la restituzione delle somme indebitamente prelevate dall’operatore telefonico per quasi 10 anni. Dopo avere inutilmente proposto reclamo, Confconsumatori, tramite i propri consulenti legali, aveva quindi avviato la procedura di conciliazione paritetica, conclusa però con esito negativo per colpa della reiterata condotta omissiva della società telefonica che non rispondeva alle precise richieste di chiarimento da parte dell’associazione, impegnata, invece, nel trovare una soluzione stragiudiziale della vertenza
A questo punto, la consumatrice, assistita dall’avvocato Antonio Cagna, ha intrapreso un’azione civile avanti al Giudice di Pace di Parma, chiedendo la condanna della società telefonica e la restituzione delle somme indebitamente prelevate. Il Giudice di Pace ha accolto le domande condannando la società telefonica alla restituzione integrale delle somme ingiustamente prelevate sulla carta di credito, al pagamento delle spese processuali e di ulteriori 1.000 euro per risarcimento danni.