
Il consumatore dell’ambiente digitale ha diritto a essere informato dal fornitore di servizi internet se i suoi dati sono stati rubati o compromessi, gode del diritto alla riservatezza delle comunicazioni online, gode del diritto a conoscere se il sito su cui “naviga” memorizza i suoi dati al momento dell’accesso.
Infatti, molte pagine web, utilizzano piccoli file di testo (cookies) che memorizzano le visite, i dati e le informazioni digitate durante la navigazione. Non si tratta di file nocivi (come lo sono invece i virus), però si tratta comunque di particelle digitali che registrano e monitorano la nostra “vita virtuale” e che trattano i nostri dati: ecco perché la legge[1] prevede il principio del c.d. opt in, ossia il consenso espresso dall’utente affinché i cookies contenenti le nostre informazioni possano operare ed essere archiviati sul pc.
[1] È la direttiva e-Privacy, n. 2002/58/CE – poi modificata dalla Direttiva 2009/136/CE “in materia di trattamento dei dati personali e tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche” – a prevedere questo diritto. Il nostro legislatore ha emanato allo scopo l’art. 122 del Codice Privacy, novellato dagli ultimi interventi normativi (Decreti Legislativi n. 69 e 70 del 28 maggio 2012). Per una più precisa disamina sulle caratteristiche dei cookies e la loro regolamentazione si veda il sito del Garante: http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/2142939