Parma, 29 Settembre 2010 – Il ritardo nei soccorsi ai passeggeri dell’Airbus 319 della Wind Jet in occasione dell’incidente di venerdì scorso é un fatto grave. Abbiamo atteso qualche giorno ma tutto tace e quindi l’unica spiegazione resta quella fornita nell’immediatezza dei fatti. E cioè che in un primo tempo si é creduto che l’aereo fosse caduto in mare. La risposta non ci convince ed offende l’intelligenza dei consumatori italiani .  

« É mai possibile – commenta l’avv. Carmelo Calì, responsabile nazionale trasporti di Confconsumatori e rappresentante CNCU nel Comitato tutela diritti passeggeri presso Enac – che in presenza di un incidente gli unici controlli sono stati rivolti alla ricerca dell’aereo in mare? Ed anche se ci fosse stato il sospetto che l’aereo fosse finito in mare per quali motivi é stato totalmente escluso ogni intervento sulla pista? É mai possibile che in tutto questo arco di tempo nessuno si sia preoccupato di andare a controllare? É mai possibile che nessuno si é accorto o sia venuto a conoscenza della presenza dell’aereo e delle persone sulla pista? Ed é mai possibile che nessun strumento o apparecchiatura abbiano rilevato tali  presenze? Vogliono forse farci credere che il controllo sia affidato ad una tribù Apache, che controlla dall’alto della montagna e che al buio nessuno ha visto passeggeri ed aereo? Vogliono forse farci credere che i passeggeri dell’aereo appartenessero ad una tribù ostile agli Apache e si sono abilmente nascosti al fine di non esser visti? No, non é questa la trasparenza dovuta ai cittadini e gli Apache non abitano a Punta Raisi ».

I motivi del colpevole ritardo devono essere spiegati ai passeggeri e ai cittadini italiani . Chiediamo che al più presto giungano spiegazioni chiare, spontanee dichiarazioni, e ci auguriamo altresì di non dover assistere, come purtroppo temiamo, ad un rimpallo di responsabilità. Attendiamo fiduciosi. Come responsabilmente abbiamo atteso e attendiamo di conoscere le cause dell’incidente prima di esprimere qualsiasi giudizio.

« Non si tratta – conclude l’avvocato Calì – solo dei risarcimenti dovuti ai passeggeri ma anche di avere certezza su come vengono gestiti i sistemi di pronto intervento e soccorso , che non possono essere affidati all’alea e all’incertezza. Perché anche ammesso e non concesso che il motivo del ritardo sia stato la convinzione che l’aereo fosse caduto in mare, ci troveremmo comunque di fronte ad un macroscopico errore, ad un macroscopico e grave errore ».